domenica 1 maggio 2016

Primo maggio

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro rende liberi.

venerdì 19 febbraio 2016

Sciroppo di orzata

Stasera sono andato alla festa di compleanno di un'amica di una mia amica che è quindi anche una mia amica. Visto che l'amica (la festeggiata) è sceneggiatrice e regista c'erano tante persone eleganti, cinematografiche e fiche.
All'ingresso non c'era però un buttafuori, per fortuna, perché altrimenti avrei avuto qualche difficoltà a entrare; tendo a indossare scarpe che non soddisfano i criteri estetici dei buttafuori. Calzature a parte, se qualche giorno fa Paul McCartney è stato rimbalzato a un party post-Grammy, dove mi avvio io?
Durante il limbo che separa la fase in cui per lo più si mangia e quella in cui per lo più si balla, si accosta alla mia amica (l'amica della festeggiata) e a me un'attrice famosa, amica dell'amica della mia amica. Mi chiede come stia e io vaneggio qualcosa su Čechov. Lei sta bene, ha un sorriso sereno e no, non vaneggia. Le chiedo se vuole bere qualcosa: sul tavolo ci sono bottiglie di Heineken, vino bianco, gin e pastis; vorrebbe una Perrier. Non dico che mi sarei spinto fino alla sorgente a Vergèze pur di spillargliene, ma ero certamente molto motivato. Torno con una bottiglia fresca e tre bicchieri e con la Perrier ci diluiamo dello sciroppo di orzata.
Torno a casa e scopro che Umberto Eco è morto.

Equazione letteraria

Le Tre sorelle di Čechov stanno alla rivoluzione bolscevica come la quarta ecloga di Virgilio al cristianesimo.

mercoledì 10 febbraio 2016

Trigesimo

Un mese fa sono tornato a casa da un viaggio, apro la porta e la donna che abita lì mi dice: "Hai visto chi è morto?" Non sono ancora entrato, ho solo aperto la porta. Chiedo se si tratti di un parente suo o mio. "Indovina!" mi dice. Io però non voglio indovinare. Quando Micheal Jackson morì mi tenne venticinque minuti a telefono perché non riuscivo a indovinare ("È famoso?" "Famosissimo" "Il Papa?" "Di più!" "Obama?" "No!" "I Beatles? Quelli che restano, voglio dire") ed ero in coda all'aeroporto e lasciavo passare le persone in coda dietro di me perché una volta a bordo il telefono avrei dovuto spegnerlo.
"Non voglio indovinare: dimmelo subito, per favore".
"David Bowie".
"Non è possibile: è appena uscito l'album, deve fare il tour".
La radio però è accesa e le parole "beauté" e "androgyne" fugano ogni dubbio.
Che qualcuno muoia è nell'ordine delle cose; è anzi la cosa più prevedibile che ci sia al mondo. Nel suo caso forse molti avrebbero trovato più opportuno che venisse rapito dagli alieni o che, non so, sparisse nei meandri di un labirinto; dissolto in un modo o nell'altro, come ogni artista, nella sua opera.
Una settimana fa sono venuti a cena Emilie e suo figlio Lilian, di quattro anni. A casa c'è una cartolina, souvenir di una mostra dell'anno scorso su Bowie alla Philharmonie de Paris: il mezzo busto di Aladdin Sane, il fulmine sul volto. Lilian la indica e dice: "David Bowie! Quello che canta Rebel Rebel!" Non che rischiassi di dire: "cantava", ma per sicurezza Emilie mette l'indice davanti alle labbra per assicurarsi che non faccia gaffes. La morte di David Bowie come l'inesistenza di Babbo Natale.

mercoledì 11 novembre 2015

Autoritratto alla maniera di Modigliani

Oltre il terrazzo il mare e la costiera
amalfitana vista da Salerno.
La luce calda cala nell'interno
e s'incupisce sulla giacca nera

e la camicia aperta al collo e bianca,
e sui capelli scuri con il ciuffo.
Il naso è un triangolo scaleno buffo.
Curvandosi le labbra si spalancano

in un sorriso che si ripercuote
su guance, zigomi, mascella e gote
come onde in uno stagno a semilune

quando ci cade dentro un sasso; alcune
sono già rughe. Tra le ciglia brune
e le occhiaie iridi e pupille vuote.

lunedì 28 settembre 2015

Il sapore dell'uguaglianza

Una sardina incontrò un’altra sardina in mare e le disse:
– Ciao.
Ma l’altra rispose: – Come si permette? Ma chi la conosce?
– Mi scusi, è che siamo sardine entrambe, se non siamo gentili fra di noi...
– Guardi che io non sono una volgare sardina. Io sono una Clupea pilchardus.
Lettore, ti assicuro che avevano il medesimo sapore.

giovedì 24 settembre 2015

Malasanità

Un centauro si ammalò e andò al pronto soccorso a farsi curare. Il medico che lo visitò disse che non era di sua competenza, perché il centauro aveva una parte di cavallo, e quindi lo mandò dal veterinario, il quale disse che non era di sua competenza, perché il centauro aveva una parte di uomo. Fu così che il centauro morì.
La morale della favola è che l’eccessiva specializzazione non permette di vedere l’insieme.